Atti 18

1 Dopo queste cose egli, partitosi da Atene, venne a Corinto.

2 E trovato un certo Giudeo, per nome Aquila, oriundo del Ponto, venuto di recente dall’Italia insieme con Priscilla sua moglie, perché Claudio avea comandato che tutti i Giudei se ne andassero da Roma, s’unì a loro.

3 E siccome era del medesimo mestiere, dimorava con loro, e lavoravano; poiché, di mestiere, eran fabbricanti di tende.

4 E ogni sabato discorreva nella sinagoga, e persuadeva Giudei e Greci.

5 Ma quando Sila e Timoteo furon venuti dalla Macedonia, Paolo si diè tutto quanto alla predicazione, testimoniando ai Giudei che Gesù era il Cristo.

6 Però, contrastando essi e bestemmiando, egli scosse le sue vesti e disse loro: Il vostro sangue ricada sul vostro capo; io ne son netto; da ora innanzi andrò ai Gentili.

7 E partitosi di là, entrò in casa d’un tale, chiamato Tizio Giusto, il quale temeva Iddio, ed aveva la casa contigua alla sinagoga.

8 E Crispo, il capo della sinagoga, credette nel Signore con tutta la sua casa; e molti dei Corinzi, udendo Paolo, credevano, ed eran battezzati.

9 E il Signore disse di notte in visione a Paolo: Non temere ma parla e non tacere;

10 perché io son teco, e nessuno metterà le mani su te per farti del male; poiché io ho un gran popolo in questa città.

11 Ed egli dimorò quivi un anno e sei mesi, insegnando fra loro la parola di Dio.

12 Poi, quando Gallione fu proconsole d’Acaia, i Giudei, tutti d’accordo, si levaron contro Paolo, e lo menarono dinanzi al tribunale, dicendo:

13 Costui va persuadendo gli uomini ad adorare Iddio in modo contrario alla legge.

14 E come Paolo stava per aprir la bocca, Gallione disse ai Giudei: Se si trattasse di qualche ingiustizia o di qualche mala azione, o Giudei, io vi ascolterei pazientemente, come ragion vuole.

15 Ma se si tratta di questioni intorno a parole, a nomi, e alla vostra legge, provvedeteci voi; io non voglio esser giudice di codeste cose.

16 E li mandò via dal tribunale.

17 Allora tutti, afferrato Sostene, il capo della sinagoga, lo battevano davanti al tribunale. E Gallione non si curava affatto di queste cose.

18 Quanto a Paolo, ei rimase ancora molti giorni a Corinto; poi, preso commiato dai fratelli, navigò verso la Siria, con Priscilla ed Aquila, dopo essersi fatto tosare il capo a Cencrea, perché avea fatto un voto.

19 Come furon giunti ad Efeso, Paolo li lasciò quivi; egli, intanto, entrato nella sinagoga, si pose a discorrere coi Giudei.

20 E pregandolo essi di dimorare da loro più a lungo, non acconsentì;

21 ma dopo aver preso commiato e aver detto che, Dio volendo, sarebbe tornato da loro un’altra volta, salpò da Efeso.

22 E sbarcato a Cesarea, salì a Gerusalemme, e salutata la chiesa, scese ad Antiochia.

23 Ed essendosi fermato quivi alquanto tempo, si partì, percorrendo di luogo in luogo il paese della Galazia e la Frigia, confermando tutti i discepoli.

24 Or un certo Giudeo, per nome Apollo, oriundo d’Alessandria, uomo eloquente e potente nelle Scritture, arrivò ad Efeso.

25 Egli era stato ammaestrato nella via del Signore; ed essendo fervente di spirito, parlava e insegnava accuratamente le cose relative a Gesù, benché avesse conoscenza soltanto del battesimo di Giovanni.

26 Egli cominciò pure a parlar francamente nella sinagoga. Ma Priscilla ed Aquila, uditolo, lo presero seco e gli esposero più appieno la via di Dio.

27 Poi, volendo egli passare in Acaia, i fratelli ve lo confortarono, e scrissero ai discepoli che l’accogliessero. Giunto là, egli fu di grande aiuto a quelli che avevan creduto mediante la grazia;

28 perché con gran vigore confutava pubblicamente i Giudei, dimostrando per le Scritture che Gesù è il Cristo.

Atti 19

1 Or avvenne, mentre Apollo era a Corinto, che Paolo, avendo traversato la parte alta del paese, venne ad Efeso; e vi trovò alcuni discepoli, ai quali disse:

2 Riceveste voi lo Spirito Santo quando credeste? Ed essi a lui: Non abbiamo neppur sentito dire che ci sia lo Spirito Santo.

3 Ed egli disse loro: Di che battesimo siete dunque stati battezzati? Ed essi risposero: Del battesimo di Giovanni.

4 E Paolo disse: Giovanni battezzò col battesimo di ravvedimento, dicendo al popolo che credesse in colui che veniva dopo di lui, cioè, in Gesù.

5 Udito questo, furon battezzati nel nome del Signor Gesù;

6 e dopo che Paolo ebbe loro imposto le mani, lo Spirito Santo scese su loro, e parlavano in altre lingue, e profetizzavano.

7 Erano, in tutto, circa dodici uomini.

8 Poi entrò nella sinagoga, e quivi seguitò a parlare francamente per lo spazio di tre mesi, discorrendo con parole persuasive delle cose relative al regno di Dio.

9 Ma siccome alcuni s’indurivano e rifiutavano di credere, dicendo male della nuova Via dinanzi alla moltitudine, egli, ritiratosi da loro, separò i discepoli, discorrendo ogni giorno nella scuola di Tiranno.

10 E questo continuò due anni; talché tutti coloro che abitavano nell’Asia, Giudei e Greci, udirono la parola del Signore.

11 E Iddio faceva de’ miracoli straordinari per le mani di Paolo;

12 al punto che si portavano sui malati degli asciugatoi e de’ grembiuli che erano stati sul suo corpo, e le malattie si partivano da loro, e gli spiriti maligni se ne uscivano.

13 Or alcuni degli esorcisti giudei che andavano attorno, tentarono anch’essi d’invocare il nome del Signor Gesù su quelli che aveano degli spiriti maligni, dicendo: Io vi scongiuro, per quel Gesù che Paolo predica.

14 E quelli che facevan questo, eran sette figliuoli di un certo Sceva, Giudeo, capo sacerdote.

15 E lo spirito maligno, rispondendo, disse loro: Gesù, lo conosco, e Paolo so chi è; ma voi chi siete?

16 E l’uomo che avea lo spirito maligno si avventò su due di loro; li sopraffece, e fe’ loro tal violenza, che se ne fuggirono da quella casa, nudi e feriti.

17 E questo venne a notizia di tutti, Giudei e Greci, che abitavano in Efeso; e tutti furon presi da spavento, e il nome del Signor Gesù era magnificato.

18 E molti di coloro che aveano creduto, venivano a confessare e a dichiarare le cose che aveano fatte.

19 E buon numero di quelli che aveano esercitato le arti magiche, portarono i loro libri assieme, e li arsero in presenza di tutti; e calcolatone il prezzo, trovarono che ascendeva a cinquantamila dramme d’argento.

20 Così la parola di Dio cresceva potentemente e si rafforzava.

21 Compiute che furon queste cose, Paolo si mise in animo d’andare a Gerusalemme, passando per la Macedonia e per l’Acaia. Dopo che sarò stato là, diceva, bisogna ch’io veda anche Roma.

22 E mandati in Macedonia due di quelli che lo aiutavano, Timoteo ed Erasto, egli si trattenne ancora in Asia per qualche tempo.

23 Or in quel tempo nacque non piccol tumulto a proposito della nuova Via.

24 Poiché un tale, chiamato Demetrio, orefice, che faceva de’ tempietti di Diana in argento, procurava non poco guadagno agli artigiani.

25 Raunati questi e gli altri che lavoravan di cotali cose, disse: Uomini, voi sapete che dall’esercizio di quest’arte viene la nostra prosperità.

26 E voi vedete e udite che questo Paolo ha persuaso e sviato gran moltitudine non solo in Efeso, ma quasi in tutta l’Asia dicendo che quelli fatti con le mani, non sono dèi.

27 E non solo v’è pericolo che questo ramo della nostra arte cada in discredito, ma che anche il tempio della gran dea Diana sia reputato per nulla, e che sia perfino spogliata della sua maestà colei, che tutta l’Asia e il mondo adorano.

28 Ed essi, udite queste cose, accesi di sdegno, si misero a gridare: Grande è la Diana degli Efesini!

29 E tutta la città fu ripiena di confusione; e traendo seco a forza Gaio e Aristarco, Macedoni, compagni di viaggio di Paolo, si precipitaron tutti d’accordo verso il teatro.

30 Paolo voleva presentarsi al popolo, ma i discepoli non glielo permisero.

31 E anche alcuni de’ magistrati dell’Asia che gli erano amici, mandarono a pregarlo che non s’arrischiasse a venire nel teatro.

32 Gli uni dunque gridavano una cosa, e gli altri un’altra; perché l’assemblea era una confusione; e i più non sapevano per qual cagione si fossero raunati.

33 E di fra la moltitudine trassero Alessandro, che i Giudei spingevano innanzi. E Alessandro, fatto cenno con la mano, voleva arringare il popolo a loro difesa.

34 Ma quando ebbero riconosciuto che era Giudeo, tutti, ad una voce, per circa due ore, si posero a gridare: Grande è la Diana degli Efesini!

35 Ma il segretario, avendo acquetata la turba, disse: Uomini di Efeso, chi è che non sappia che la città degli Efesini è la guardiana del tempio della gran Diana e dell’immagine caduta da Giove?

36 Essendo dunque queste cose fuor di contestazione, voi dovete acquetarvi e non far nulla di precipitato;

37 poiché avete menato qua questi uomini, i quali non sono né sacrileghi, né bestemmiatori della nostra dea.

38 Se dunque Demetrio e gli artigiani che son con lui hanno qualcosa contro qualcuno, ci sono i tribunali, e ci sono i proconsoli; si facciano citare gli uni e gli altri.

39 Se poi volete ottenere qualcosa intorno ad altri affari, la questione si risolverà in un’assemblea legale.

40 Perché noi siamo in pericolo d’essere accusati di sedizione per la raunata d’oggi, non essendovi ragione alcuna con la quale noi possiamo giustificare questo assembramento.

41 E dette queste cose, sciolse l’adunanza.

Atti 20

1 Or dopo che fu cessato il tumulto, Paolo, fatti chiamare i discepoli ed esortatili, li abbracciò e si partì per andare in Macedonia.

2 E dopo aver traversato quelle parti, e averli con molte parole esortati, venne in Grecia.

3 Quivi si fermò tre mesi; poi, avendogli i Giudei teso delle insidie mentre stava per imbarcarsi per la Siria, decise di tornare per la Macedonia.

4 E lo accompagnarono Sòpatro di Berea, figlio di Pirro, e i Tessalonicesi Aristarco e Secondo, e Gaio di Derba e Timoteo, e della provincia d’Asia Tichico e Trofimo.

5 Costoro, andati innanzi, ci aspettarono a Troas.

6 E noi, dopo i giorni degli azzimi, partimmo da Filippi, e in capo a cinque giorni li raggiungemmo a Troas, dove dimorammo sette giorni.

7 E nel primo giorno della settimana, mentre eravamo radunati per rompere il pane, Paolo, dovendo partire il giorno seguente, si mise a ragionar con loro, e prolungò il suo discorso fino a mezzanotte.

8 Or nella sala di sopra, dove eravamo radunati, c’erano molte lampade;

9 e un certo giovinetto, chiamato Eutico, che stava seduto sul davanzale della finestra, fu preso da profondo sonno; e come Paolo tirava in lungo il suo dire, sopraffatto dal sonno, cadde giù dal terzo piano, e fu levato morto.

10 Ma Paolo, sceso a basso, si buttò su di lui, e abbracciatolo, disse: Non fate tanto strepito, perché l’anima sua e in lui.

11 Ed essendo risalito, ruppe il pane e prese cibo; e dopo aver ragionato lungamente sino all’alba, senz’altro si partì.

12 Il ragazzo poi fu ricondotto vivo, ed essi ne furono oltre modo consolati.

13 Quanto a noi, andati innanzi a bordo, navigammo verso Asso, con intenzione di prender quivi Paolo con noi; poiché egli avea fissato così, volendo fare quel tragitto per terra.

14 E avendoci incontrati ad Asso, lo prendemmo con noi, e venimmo a Mitilene.

15 E di là, navigando, arrivammo il giorno dopo dirimpetto a Chio; e il giorno seguente approdammo a Samo, e il giorno dipoi giungemmo a Mileto.

16 Poiché Paolo avea deliberato di navigare oltre Efeso, per non aver a consumar tempo in Asia; giacché si affrettava per trovarsi, se gli fosse possibile, a Gerusalemme il giorno della Pentecoste.

17 E da Mileto mandò ad Efeso a far chiamare gli anziani della chiesa.

18 E quando furon venuti a lui, egli disse loro: Voi sapete in qual maniera, dal primo giorno che entrai nell’Asia, io mi son sempre comportato con voi,

19 servendo al Signore con ogni umiltà, e con lacrime, fra le prove venutemi dalle insidie dei Giudei;

20 come io non mi son tratto indietro dall’annunziarvi e dall’insegnarvi in pubblico e per le case, cosa alcuna di quelle che vi fossero utili,

21 scongiurando Giudei e Greci a ravvedersi dinanzi a Dio e a credere nel Signor nostro Gesù Cristo.

22 Ed ora, ecco, vincolato nel mio spirito, io vo a Gerusalemme, non sapendo le cose che quivi mi avverranno;

23 salvo che lo Spirito Santo mi attesta in ogni città che legami ed afflizioni m’aspettano.

24 Ma io non fo alcun conto della vita, quasi mi fosse cara, pur di compiere il mio corso e il ministerio che ho ricevuto dal Signor Gesù, che è di testimoniare dell’Evangelo della grazia di Dio.

25 Ed ora, ecco, io so che voi tutti fra i quali sono passato predicando il Regno, non vedrete più la mia faccia.

26 Perciò io vi protesto quest’oggi che son netto del sangue di tutti;

27 perché io non mi son tratto indietro dall’annunziarvi tutto il consiglio di Dio.

28 Badate a voi stessi e a tutto il gregge, in mezzo al quale lo Spirito Santo vi ha costituiti vescovi, per pascere la chiesa di Dio, la quale egli ha acquistata col proprio sangue.

29 Io so che dopo la mia partenza entreranno fra voi de’ lupi rapaci, i quali non risparmieranno il gregge;

30 e di fra voi stessi sorgeranno uomini che insegneranno cose perverse per trarre i discepoli dietro a sé.

31 Perciò vegliate, ricordandovi che per lo spazio di tre anni, notte e giorno, non ho cessato d’ammonire ciascuno con lacrime.

32 E ora, io vi raccomando a Dio e alla parola della sua grazia; a lui che può edificarvi e darvi l’eredità con tutti i santificati.

33 Io non ho bramato né l’argento, né l’oro, né il vestito d’alcuno.

34 Voi stessi sapete che queste mani hanno provveduto ai bisogni miei e di coloro che eran meco.

35 In ogni cosa vi ho mostrato ch’egli è con l’affaticarsi così, che bisogna venire in aiuto ai deboli, e ricordarsi delle parole del Signor Gesù, il quale disse egli stesso: Più felice cosa è il dare che il ricevere.

36 Quando ebbe dette queste cose, si pose in ginocchio e pregò con tutti loro.

37 E si fece da tutti un gran piangere; e gettatisi al collo di Paolo, lo baciavano,

38 dolenti sopra tutto per la parola che avea detta, che non vedrebbero più la sua faccia. E l’accompagnarono alla nave.

Atti 21

1 Or dopo che ci fummo staccati da loro, salpammo, e per diritto corso giungemmo a Cos, e il giorno seguente a Rodi, e di là a Patara;

2 e trovata una nave che passava in Fenicia, vi montammo su, e facemmo vela.

3 Giunti in vista di Cipro, e lasciatala a sinistra, navigammo verso la Siria, e approdammo a Tiro, perché quivi si dovea scaricar la nave.

4 E trovati i discepoli, dimorammo quivi sette giorni. Essi, mossi dallo Spirito, dicevano a Paolo di non metter piede in Gerusalemme;

5 quando però fummo al termine di quei giorni, partimmo per continuare il viaggio, accompagnati da tutti loro, con le mogli e i figliuoli, fin fuori della città; e postici in ginocchio sul lido, facemmo orazione e ci dicemmo addio;

6 poi montammo sulla nave, e quelli se ne tornarono alle case loro.

7 E noi, terminando la navigazione, da Tiro arrivammo a Tolemaide; e salutati i fratelli, dimorammo un giorno con loro.

8 E partiti l’indomani, giungemmo a Cesarea; ed entrati in casa di Filippo l’evangelista, ch’era uno dei sette, dimorammo con lui.

9 Or egli avea quattro figliuole non maritate, le quali profetizzavano.

10 Eravamo quivi da molti giorni, quando scese dalla Giudea un certo profeta, di nome Agabo,

11 il quale, venuto da noi, prese la cintura di Paolo, se ne legò i piedi e le mani, e disse: Questo dice lo Spirito Santo: Così legheranno i Giudei a Gerusalemme l’uomo di cui è questa cintura, e lo metteranno nelle mani dei Gentili.

12 Quando udimmo queste cose, tanto noi che quei del luogo lo pregavamo di non salire a Gerusalemme.

13 Paolo allora rispose: Che fate voi, piangendo e spezzandomi il cuore? Poiché io son pronto non solo ad esser legato, ma anche a morire a Gerusalemme per il nome del Signor Gesù.

14 E non lasciandosi egli persuadere, ci acquetammo, dicendo: Sia fatta la volontà del Signore.

15 Dopo que’ giorni, fatti i nostri preparativi, salimmo a Gerusalemme.

16 E vennero con noi anche alcuni de’ discepoli di Cesarea, menando seco un certo Mnasone di Cipro, antico discepolo, presso il quale dovevamo albergare.

17 Quando fummo giunti a Gerusalemme, i fratelli ci accolsero lietamente.

18 E il giorno seguente, Paolo si recò con noi da Giacomo; e vi si trovarono tutti gli anziani.

19 Dopo averli salutati, Paolo si mise a raccontare ad una ad una le cose che Dio avea fatte fra i Gentili, per mezzo del suo ministerio.

20 Ed essi, uditele, glorificavano Iddio. Poi, dissero a Paolo: Fratello, tu vedi quante migliaia di Giudei ci sono che hanno creduto; e tutti sono zelanti per la legge.

21 Or sono stati informati di te, che tu insegni a tutti i Giudei che sono fra i Gentili, ad abbandonare Mosè, dicendo loro di non circoncidere i figliuoli, e di non conformarsi ai riti.

22 Che devesi dunque fare? E’ inevitabile che una moltitudine di loro si raduni, perché udranno che tu se’ venuto.

23 Fa’ dunque questo che ti diciamo: Noi abbiamo quattro uomini che hanno fatto un voto;

24 prendili teco, e purificati con loro, e paga le spese per loro, onde possano radersi il capo; così tutti conosceranno che non c’è nulla di vero nelle informazioni che hanno ricevute di te; ma che tu pure ti comporti da osservatore della legge.

25 Quanto ai Gentili che hanno creduto, noi abbiamo loro scritto, avendo deciso che debbano astenersi dalle cose sacrificate agl’idoli, dal sangue, dalle cose soffocate, e dalla fornicazione.

26 Allora Paolo, il giorno seguente, prese seco quegli uomini, e dopo essersi con loro purificato, entrò nel tempio, annunziando di voler compiere i giorni della purificazione, fino alla presentazione dell’offerta per ciascun di loro.

27 Or come i sette giorni eran presso che compiuti, i Giudei dell’Asia, vedutolo nel tempio, sollevarono tutta la moltitudine, e gli misero le mani addosso, gridando:

28 Uomini Israeliti, venite al soccorso; questo è l’uomo che va predicando a tutti e da per tutto contro il popolo, contro la legge, e contro questo luogo; e oltre a ciò, ha menato anche de’ Greci nel tempio, e ha profanato questo santo luogo.

29 Infatti, aveano veduto prima Trofimo d’Efeso in città con Paolo, e pensavano ch’egli l’avesse menato nel tempio.

30 Tutta la città fu commossa, e si fece un concorso di popolo; e preso Paolo, lo trassero fuori del tempio; e subito le porte furon serrate.

31 Or com’essi cercavano d’ucciderlo, arrivò su al tribuno della coorte la voce che tutta Gerusalemme era sossopra.

32 Ed egli immediatamente prese con sé de’ soldati e de’ centurioni, e corse giù ai Giudei, i quali, veduto il tribuno e i soldati, cessarono di batter Paolo.

33 Allora il tribuno, accostatosi, lo prese, e comandò che fosse legato con due catene; poi domandò chi egli fosse, e che cosa avesse fatto.

34 E nella folla gli uni gridavano una cosa, e gli altri un’altra; onde, non potendo saper nulla di certo a cagion del tumulto, comandò ch’egli fosse menato nella fortezza.

35 Quando Paolo arrivò alla gradinata dovette, per la violenza della folla, esser portato dai soldati,

36 perché il popolo in gran folla lo seguiva, gridando: Toglilo di mezzo!

37 Or come Paolo stava per esser introdotto nella fortezza, disse al tribuno: Mi è egli lecito dirti qualcosa? Quegli rispose: Sai tu il greco?

38 Non sei tu dunque quell’Egiziano che tempo fa sollevò e menò nel deserto que’ quattromila briganti?

39 Ma Paolo disse: Io sono un Giudeo, di Tarso, cittadino di quella non oscura città di Cilicia; e ti prego che tu mi permetta di parlare al popolo.

40 E avendolo egli permesso, Paolo, stando in piè sulla gradinata, fece cenno con la mano al popolo. E fattosi gran silenzio, parlò loro in lingua ebraica dicendo:

Atti 22

1 Fratelli e padri, ascoltate ciò che ora vi dico a mia difesa.

2 E quand’ebbero udito ch’egli parlava loro in lingua ebraica, tanto più fecero silenzio. Poi disse:

3 Io sono un Giudeo, nato a Tarso di Cilicia, ma allevato in questa città, ai piedi di Gamaliele, educato nella rigida osservanza della legge dei padri, e fui zelante per la causa di Dio, come voi tutti siete oggi;

4 e perseguitai a morte questa Via, legando e mettendo in prigione uomini e donne,

5 come me ne son testimoni il sommo sacerdote e tutto il concistoro degli anziani, dai quali avendo pure ricevuto lettere per i fratelli, mi recavo a Damasco per menare legati a Gerusalemme anche quelli ch’eran quivi, perché fossero puniti.

6 Or avvenne che mentre ero in cammino e mi avvicinavo a Damasco, sul mezzogiorno, di subito dal cielo mi folgoreggiò d’intorno una gran luce.

7 Caddi in terra, e udii una voce che mi disse: Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?

8 E io risposi: Chi sei, Signore? Ed egli mi disse: Io son Gesù il Nazareno, che tu perseguiti.

9 Or coloro ch’eran meco, videro ben la luce ma non udirono la voce di colui che mi parlava.

10 E io dissi: Signore, che debbo fare? E il Signore mi disse: Lèvati, va’ a Damasco, e quivi ti saranno dette tutte le cose che t’è ordinato di fare.

11 E siccome io non ci vedevo più per il fulgore di quella luce, fui menato per mano da coloro che eran meco, e così venni a Damasco.

12 Or un certo Anania, uomo pio secondo la legge, al quale tutti i Giudei che abitavan quivi rendevan buona testimonianza,

13 venne a me; e standomi vicino, mi disse: Fratello Saulo, ricupera la vista. Ed io in quell’istante ricuperai la vista, e lo guardai.

14 Ed egli disse: L’Iddio de’ nostri padri ti ha destinato a conoscer la sua volontà, e a vedere il Giusto, e a udire una voce dalla sua bocca.

15 Poiché tu gli sarai presso tutti gli uomini un testimone delle cose che hai vedute e udite.

16 Ed ora, che indugi? Lèvati, e sii battezzato, e lavato dei tuoi peccati, invocando il suo nome.

17 Or avvenne, dopo ch’io fui tornato a Gerusalemme, che mentre pregavo nel tempio fui rapito in estasi,

18 e vidi Gesù che mi diceva: Affrettati, ed esci prestamente da Gerusalemme, perché essi non riceveranno la tua testimonianza intorno a me.

19 E io dissi: Signore, eglino stessi sanno che io incarceravo e battevo nelle sinagoghe quelli che credevano in te;

20 e quando si spandeva il sangue di Stefano tuo testimone, anch’io ero presente e approvavo, e custodivo le vesti di coloro che l’uccidevano.

21 Ed egli mi disse: Va’, perché io ti manderò lontano, ai Gentili.

22 L’ascoltarono fino a questa parola; e poi alzarono la voce, dicendo: Togli via un tal uomo dal mondo; perché non è degno di vivere.

23 Com’essi gridavano e gettavan via le loro vesti e lanciavano la polvere in aria,

24 il tribuno comandò ch’egli fosse menato dentro la fortezza e inquisito mediante i flagelli, affin di sapere per qual cagione gridassero così contro a lui.

25 E come l’ebbero disteso e legato con le cinghie, Paolo disse al centurione ch’era presente: V’è egli lecito flagellare un uomo che è cittadino romano, e non è stato condannato?

26 E il centurione, udito questo, venne a riferirlo al tribuno, dicendo: Che stai per fare? perché quest’uomo è Romano.

27 Il tribuno venne a Paolo, e gli chiese: Dimmi, sei tu Romano? Ed egli rispose: Sì.

28 E il tribuno replicò: Io ho acquistato questa cittadinanza per gran somma di denaro. E Paolo disse: Io, invece, l’ho di nascita.

29 Allora quelli che stavan per inquisirlo, si ritrassero subito da lui; e anche il tribuno ebbe paura, quand’ebbe saputo che egli era Romano; perché l’avea fatto legare.

30 E il giorno seguente, volendo saper con certezza di che cosa egli fosse accusato dai Giudei, lo sciolse, e comandò ai capi sacerdoti e a tutto il Sinedrio di radunarsi; e menato giù Paolo, lo fe’ comparire dinanzi a loro.

Atti 23

1 E Paolo, fissati gli occhi nel Sinedrio, disse: Fratelli, fino a questo giorno, mi son condotto dinanzi a Dio in tutta buona coscienza.

2 E il sommo sacerdote Anania comandò a coloro ch’eran presso a lui di percuoterlo sulla bocca.

3 Allora Paolo gli disse: Iddio percoterà te, parete scialbata; tu siedi per giudicarmi secondo la legge, e violando la legge comandi che io sia percosso?

4 E coloro ch’eran quivi presenti, dissero: Ingiurii tu il sommo sacerdote di Dio?

5 E Paolo disse: Fratelli, io non sapevo che fosse sommo sacerdote; perché sta scritto: “Non dirai male del principe del tuo popolo”.

6 Or Paolo, sapendo che una parte eran Sadducei e l’altra Farisei, esclamò nel Sinedrio: Fratelli, io son Fariseo, figliuol di Farisei; ed è a motivo della speranza e della risurrezione dei morti, che son chiamato in giudizio.

7 E com’ebbe detto questo, nacque contesa tra i Farisei e i Sadducei, e l’assemblea fu divisa.

8 Poiché i Sadducei dicono che non v’è risurrezione, né angelo, né spirito; mentre i Farisei affermano l’una e l’altra cosa.

9 E si fece un gridar grande; e alcuni degli scribi del partito de’ Farisei, levatisi, cominciarono a disputare, dicendo: Noi non troviamo male alcuno in quest’uomo; e se gli avesse parlato uno spirito o un angelo?

10 E facendosi forte la contesa, il tribuno, temendo che Paolo non fosse da loro fatto a pezzi, comandò ai soldati di scendere giù, e di portarlo via dal mezzo di loro, e di menarlo nella fortezza.

11 E la notte seguente il Signore si presentò a Paolo, e gli disse: Sta’ di buon cuore; perché come hai reso testimonianza di me a Gerusalemme, così bisogna che tu la renda anche a Roma.

12 E quando fu giorno, i Giudei s’adunarono, e con imprecazioni contro sé stessi fecer voto di non mangiare né bere finché non avessero ucciso Paolo.

13 Or coloro che avean fatta questa congiura eran più di quaranta.

14 E vennero ai capi sacerdoti e agli anziani, e dissero: Noi abbiam fatto voto con imprecazione contro noi stessi, di non mangiare cosa alcuna, finché non abbiam ucciso Paolo.

15 Or dunque voi col Sinedrio presentatevi al tribuno per chiedergli di menarlo giù da voi, come se voleste conoscer più esattamente il fatto suo; e noi, innanzi ch’ei giunga, siam pronti ad ucciderlo.

16 Ma il figliuolo della sorella di Paolo, udite queste insidie, venne; ed entrato nella fortezza, riferì la cosa a Paolo.

17 E Paolo, chiamato a sé uno dei centurioni, disse: Mena questo giovane al tribuno, perché ha qualcosa da riferirgli.

18 Egli dunque, presolo, lo menò al tribuno, e disse: Paolo, il prigione, mi ha chiamato e m’ha pregato che ti meni questo giovane, il quale ha qualcosa da dirti.

19 E il tribuno, presolo per la mano e ritiratosi in disparte gli domando: Che cos’hai da riferirmi?

20 Ed egli rispose: I Giudei si son messi d’accordo per pregarti che domani tu meni giù Paolo nel Sinedrio, come se volessero informarsi più appieno del fatto suo;

21 ma tu non dar loro retta, perché più di quaranta uomini di loro gli tendono insidie e con imprecazioni contro sé stessi han fatto voto di non mangiare né bere, finché non l’abbiano ucciso; ed ora son pronti, aspettando la tua promessa.

22 Il tribuno dunque licenziò il giovane, ordinandogli di non palesare ad alcuno che gli avesse fatto saper queste cose.

23 E chiamati due de’ centurioni, disse loro: Tenete pronti fino dalla terza ora della notte duecento soldati, settanta cavalieri e duecento lancieri, per andar fino a Cesarea;

24 e abbiate pronte delle cavalcature per farvi montar su Paolo e condurlo sano e salvo al governatore Felice.

25 E scrisse una lettera del seguente tenore:

26 Claudio Lisia, all’eccellentissimo governatore Felice, salute.

27 Quest’uomo era stato preso dai Giudei, ed era sul punto d’esser da loro ucciso, quand’io son sopraggiunto coi soldati e l’ho sottratto dalle loro mani, avendo inteso che era Romano.

28 E volendo sapere di che l’accusavano, l’ho menato nel loro Sinedrio.

29 E ho trovato che era accusato intorno a questioni della loro legge, ma che non era incolpato di nulla che fosse degno di morte o di prigione.

30 Essendomi però stato riferito che si tenderebbe un agguato contro quest’uomo, l’ho subito mandato a te, ordinando anche ai suoi accusatori di dir davanti a te quello che hanno contro di lui.

31 I soldati dunque, secondo ch’era loro stato ordinato, presero Paolo e lo condussero di notte ad Antipatrìda.

32 E il giorno seguente, lasciati partire i cavalieri con lui, tornarono alla fortezza.

33 E quelli, giunti a Cesarea e consegnata la lettera al governatore, gli presentarono anche Paolo.

34 Ed egli avendo letta la lettera e domandato a Paolo di qual provincia fosse, e inteso che era di Cilicia, gli disse:

35 Io ti udirò meglio quando saranno arrivati anche i tuoi accusatori. E comandò che fosse custodito nel palazzo d’Erode.

Atti 24

1 Cinque giorni dopo, il sommo sacerdote Anania discese con alcuni anziani e con un certo Tertullo, oratore; e si presentarono al governatore per accusar Paolo.

2 Questi essendo stato chiamato, Tertullo comincio ad accusarlo, dicendo:

3 Siccome in grazia tua godiamo molta pace, e per la tua previdenza sono state fatte delle riforme a pro di questa nazione, noi in tutto e per tutto lo riconosciamo, o eccellentissimo Felice, con ogni gratitudine.

4 Ora, per non trattenerti troppo a lungo, ti prego che, secondo la tua condiscendenza, tu ascolti quel che abbiamo a dirti in breve.

5 Abbiam dunque trovato che quest’uomo è una peste, che eccita sedizioni fra tutti i Giudei del mondo, ed è capo della setta de’ Nazarei.

6 Egli ha perfino tentato di profanare il tempio; onde noi l’abbiamo preso; e noi lo volevamo giudicare secondo la nostra legge:

7 ma il tribuno Lisia, sopraggiunto, ce l’ha strappato con violenza dalle mani,

8 ordinando che i suoi accusatori si presentassero dinanzi a te; e da lui, esaminandolo, potrai tu stesso aver piena conoscenza di tutte le cose, delle quali noi l’accusiamo.

9 I Giudei si unirono anch’essi nelle accuse, affermando che le cose stavan così.

10 E Paolo, dopo che il governatore gli ebbe fatto cenno che parlasse, rispose: Sapendo che già da molti anni tu sei giudice di questa nazione, parlo con più coraggio a mia difesa.

11 Poiché tu puoi accertarti che non son più di dodici giorni ch’io salii a Gerusalemme per adorare;

12 ed essi non mi hanno trovato nel tempio, né nelle sinagoghe, né in città a discutere con alcuno, né a far adunata di popolo;

13 e non posson provarti le cose delle quali ora m’accusano.

14 Ma questo ti confesso, che secondo la Via ch’essi chiamano setta, io adoro l’Iddio de’ padri, credendo tutte le cose che sono scritte nella legge e nei profeti;

15 avendo in Dio la speranza che nutrono anche costoro che ci sarà una risurrezione de’ giusti e degli ingiusti.

16 Per questo anch’io m’esercito ad aver del continuo una coscienza pura dinanzi a Dio e dinanzi agli uomini.

17 Or dopo molti anni, io son venuto a portar elemosine alla mia nazione e a presentar offerte.

18 Mentre io stavo facendo questo, mi hanno trovato purificato nel tempio, senza assembramento e senza tumulto;

19 ed erano alcuni Giudei dell’Asia; questi avrebbero dovuto comparire dinanzi a te ed accusarmi, se avevano cosa alcuna contro a me.

20 D’altronde dicano costoro qual misfatto hanno trovato in me, quando mi presentai dinanzi al Sinedrio;

21 se pur non si tratti di quest’unica parola che gridai, quando comparvi dinanzi a loro: E’ a motivo della risurrezione de’ morti, che io son oggi giudicato da voi.

22 Or Felice, che ben conosceva quel che concerneva questa Via, li rimandò a un’altra volta, dicendo: Quando sarà sceso il tribuno Lisia, esaminerò il fatto vostro.

23 E ordinò al centurione che Paolo fosse custodito, ma lasciandogli una qualche libertà, e non vietando ad alcuno de’ suoi di rendergli de’ servigi.

24 Or alcuni giorni dopo, Felice, venuto con Drusilla sua moglie, che era giudea, mandò a chiamar Paolo, e l’ascoltò circa la fede in Cristo Gesù.

25 Ma ragionando Paolo di giustizia, di temperanza e del giudizio a venire, Felice, tutto spaventato, replicò: Per ora, vattene; e quando ne troverò l’opportunità, ti manderò a chiamare.

26 Egli sperava, in pari tempo, che da Paolo gli sarebbe dato del denaro; per questo lo mandava spesso a chiamare e discorreva con lui.

27 Or in capo a due anni, Felice ebbe per successore Porcio Festo; e Felice, volendo far cosa grata ai Giudei, lasciò Paolo in prigione.

Atti 25

1 Festo dunque, essendo giunto nella sua provincia, tre giorni dopo salì da Cesarea a Gerusalemme.

2 E i capi sacerdoti e i principali de’ Giudei gli presentarono le loro accuse contro a Paolo;

3 e lo pregavano, chiedendo per favore contro a lui, che lo facesse venire a Gerusalemme. Essi intanto avrebbero posto insidie per ucciderlo per via.

4 Festo allora rispose che Paolo era custodito a Cesarea, e che egli stesso dovea partir presto.

5 Quelli dunque di voi, diss’egli, che possono, scendano meco; e se v’è in quest’uomo qualche colpa, lo accusino.

6 Rimasto presso di loro non più di otto o dieci giorni, discese in Cesarea; e il giorno seguente, postosi a sedere in tribunale, comandò che Paolo gli fosse menato dinanzi.

7 E com’egli fu giunto, i Giudei che eran discesi da Gerusalemme, gli furono attorno, portando contro lui molte e gravi accuse, che non potevano provare; mentre Paolo diceva a sua difesa:

8 Io non ho peccato né contro la legge de’ Giudei, né contro il tempio, né contro Cesare.

9 Ma Festo, volendo far cosa grata ai Giudei, disse a Paolo: Vuoi tu salire a Gerusalemme ed esser quivi giudicato davanti a me intorno a queste cose?

10 Ma Paolo rispose: Io sto qui dinanzi al tribunale di Cesare, ove debbo esser giudicato; io non ho fatto torto alcuno ai Giudei, come anche tu sai molto bene.

11 Se dunque sono colpevole e ho commesso cosa degna di morte, non ricuso di morire; ma se nelle cose delle quali costoro mi accusano non c’è nulla di vero, nessuno mi può consegnare per favore nelle loro mani. Io mi appello a Cesare.

12 Allora Festo, dopo aver conferito col consiglio, rispose: Tu ti sei appellato a Cesare; a Cesare andrai.

13 E dopo alquanti giorni il re Agrippa e Berenice arrivarono a Cesarea, per salutar Festo.

14 E trattenendosi essi quivi per molti giorni, Festo raccontò al re il caso di Paolo, dicendo: V’è qui un uomo che è stato lasciato prigione da Felice, contro il quale,

15 quando fui a Gerusalemme, i capi sacerdoti e gli anziani de’ Giudei mi sporsero querela, chiedendomi di condannarlo.

16 Risposi loro che non è usanza de’ Romani di consegnare alcuno, prima che l’accusato abbia avuto gli accusatori a faccia, e gli sia stato dato modo di difendersi dall’accusa.

17 Essendo eglino dunque venuti qua, io, senza indugio, il giorno seguente, sedetti in tribunale, e comandai che quell’uomo mi fosse menato dinanzi.

18 I suoi accusatori però, presentatisi, non gli imputavano alcuna delle male azioni che io supponevo;

19 ma aveano contro lui certe questioni intorno alla propria religione e intorno a un certo Gesù morto, che Paolo affermava esser vivente.

20 Ed io, stando in dubbio sul come procedere in queste cose, gli dissi se voleva andare a Gerusalemme, e quivi esser giudicato intorno a queste cose.

21 Ma avendo Paolo interposto appello per esser riserbato al giudizio dell’imperatore, io comandai che fosse custodito, finché lo mandassi a Cesare.

22 E Agrippa disse a Festo: Anch’io vorrei udir cotesto uomo. Ed egli rispose: Domani l’udrai.

23 Il giorno seguente dunque, essendo venuti Agrippa e Berenice con molta pompa, ed entrati nella sala d’udienza coi tribuni e coi principali della città, Paolo, per ordine di Festo, fu menato quivi.

24 E Festo disse: Re Agrippa, e voi tutti che siete qui presenti con noi, voi vedete quest’uomo, a proposito del quale tutta la moltitudine de’ Giudei s’è rivolta a me, e in Gerusalemme e qui, gridando che non deve viver più oltre.

25 Io però non ho trovato che avesse fatto cosa alcuna degna di morte, ed essendosi egli stesso appellato all’imperatore, ho deliberato di mandarglielo.

26 E siccome non ho nulla di certo da scriverne al mio signore, l’ho menato qui davanti a voi, e principalmente davanti a te, o re Agrippa, affinché, dopo esame, io abbia qualcosa da scrivere.

27 Perché non mi par cosa ragionevole mandare un prigioniero, senza notificar le accuse che gli son mosse contro.

Atti 26

1 E Agrippa disse a Paolo: T’è permesso parlare a tua difesa. Allora Paolo, distesa la mano, disse a sua difesa:

2 Re Agrippa, io mi reputo felice di dovermi oggi scolpare dinanzi a te di tutte le cose delle quali sono accusato dai Giudei,

3 principalmente perché tu hai conoscenza di tutti i riti e di tutte le questioni che son fra i Giudei; perciò ti prego di ascoltarmi pazientemente.

4 Quale sia stato il mio modo di vivere dalla mia giovinezza, fin dal principio trascorsa in mezzo alla mia nazione e in Gerusalemme, tutti i Giudei lo sanno,

5 poiché mi hanno conosciuto fin d’allora, e sanno, se pur vogliono renderne testimonianza, che, secondo la più rigida setta della nostra religione, son vissuto Fariseo.

6 E ora son chiamato in giudizio per la speranza della promessa fatta da Dio ai nostri padri;

7 della qual promessa le nostre dodici tribù, che servono con fervore a Dio notte e giorno, sperano di vedere il compimento. E per questa speranza, o re, io sono accusato dai Giudei!

8 Perché mai si giudica da voi cosa incredibile che Dio risusciti i morti?

9 Quant’è a me, avevo sì pensato anch’io di dover fare molte cose contro il nome di Gesù il Nazareno.

10 E questo difatti feci a Gerusalemme; e avutane facoltà dai capi sacerdoti serrai nelle prigioni molti de’ santi; e quando erano messi a morte, io detti il mio voto.

11 E spesse volte, per tutte le sinagoghe, li costrinsi con pene a bestemmiare; e infuriato oltremodo contro di loro, li perseguitai fino nelle città straniere.

12 Il che facendo, come andavo a Damasco con potere e commissione de’ capi sacerdoti,

13 io vidi, o re, per cammino a mezzo giorno, una luce dal cielo, più risplendente del sole, la quale lampeggiò intorno a me ed a coloro che viaggiavan meco.

14 Ed essendo noi tutti caduti in terra, udii una voce che mi disse in lingua ebraica: Saulo, Saulo, perché mi perseguiti? Ei t’è duro ricalcitrar contro gli stimoli.

15 E io dissi: Chi sei tu, Signore? E il Signore rispose: Io son Gesù, che tu perseguiti.

16 Ma lèvati, e sta’ in piè; perché per questo ti sono apparito: per stabilirti ministro e testimone delle cose che tu hai vedute, e di quelle per le quali ti apparirò ancora,

17 liberandoti da questo popolo e dai Gentili, ai quali io ti mando

18 per aprir loro gli occhi, onde si convertano dalle tenebre alla luce e dalla podestà di Satana a Dio, e ricevano, per la fede in me, la remissione dei peccati e la loro parte d’eredità fra i santificati.

19 Perciò, o re Agrippa, io non sono stato disubbidiente alla celeste visione;

20 ma, prima a que’ di Damasco, poi a Gerusalemme e per tutto il paese della Giudea e ai Gentili, ho annunziato che si ravveggano e si convertano a Dio, facendo opere degne del ravvedimento.

21 Per questo i Giudei, avendomi preso nel tempio, tentavano d’uccidermi.

22 Ma per l’aiuto che vien da Dio, son durato fino a questo giorno, rendendo testimonianza a piccoli e a grandi, non dicendo nulla all’infuori di quello che i profeti e Mosè hanno detto dover avvenire, cioè:

23 che il Cristo soffrirebbe, e che egli, il primo a risuscitar dai morti, annunzierebbe la luce al popolo ed ai Gentili.

24 Or mentre ei diceva queste cose a sua difesa, Festo disse ad alta voce: Paolo, tu vaneggi; la molta dottrina ti mette fuor di senno.

25 Ma Paolo disse: Io non vaneggio, eccellentissimo Festo; ma pronunzio parole di verità, e di buon senno.

26 Poiché il re, al quale io parlo con franchezza, conosce queste cose; perché son persuaso che nessuna di esse gli è occulta; poiché questo non è stato fatto in un cantuccio.

27 O re Agrippa, credi tu ai profeti? Io so che tu ci credi.

28 E Agrippa disse a Paolo: Per poco non mi persuadi a diventar cristiano.

29 E Paolo: Piacesse a Dio che per poco o per molto, non solamente tu, ma anche tutti quelli che oggi m’ascoltano, diventaste tali, quale sono io, all’infuori di questi legami.

30 Allora il re si alzò, e con lui il governatore, Berenice, e quanti sedevano con loro;

31 e ritiratisi in disparte, parlavano gli uni agli altri, dicendo: Quest’uomo non fa nulla che meriti morte o prigione.

32 E Agrippa disse a Festo: Quest’uomo poteva esser liberato, se non si fosse appellato a Cesare.

Atti 27

1 Or quando fu determinato che faremmo vela per l’Italia, Paolo e certi altri prigionieri furon consegnati a un centurione, per nome Giulio, della coorte Augusta.

2 E montati sopra una nave adramittina, che dovea toccare i porti della costa d’Asia, salpammo, avendo con noi Aristarco, Macedone di Tessalonica.

3 Il giorno seguente arrivammo a Sidone; e Giulio, usando umanità verso Paolo, gli permise d’andare dai suoi amici per ricevere le loro cure.

4 Poi, essendo partiti di là, navigammo sotto Cipro, perché i venti eran contrari.

5 E passato il mar di Cilicia e di Panfilia, arrivammo a Mira di Licia.

6 E il centurione, trovata quivi una nave alessandrina che facea vela per l’Italia, ci fe’ montare su quella.

7 E navigando per molti giorni lentamente, e pervenuti a fatica, per l’impedimento del vento, di faccia a Gnido, veleggiammo sotto Creta, di rincontro a Salmone;

8 e costeggiandola con difficoltà, venimmo a un certo luogo, detto Beiporti, vicino al quale era la città di Lasea.

9 Or essendo trascorso molto tempo, ed essendo la navigazione ormai pericolosa, poiché anche il Digiuno era già passato, Paolo li ammonì dicendo loro:

10 Uomini, io veggo che la navigazione si farà con pericolo e grave danno, non solo del carico e della nave, ma anche delle nostre persone.

11 Ma il centurione prestava più fede al pilota e al padron della nave che alle cose dette da Paolo.

12 E siccome quel porto non era adatto a svernare, i più furono di parere di partir di là per cercare d’arrivare a Fenice, porto di Creta che guarda a Libeccio e a Maestro, e di passarvi l’inverno.

13 Essendosi intanto levato un leggero scirocco, e credendo essi d’esser venuti a capo del loro proposito, levate le àncore, si misero a costeggiare l’isola di Creta più da presso.

14 Ma poco dopo, si scatenò giù dall’isola un vento turbinoso, che si chiama Euraquilone;

15 ed essendo la nave portata via e non potendo reggere al vento, la lasciammo andare, ed eravamo portati alla deriva.

16 E passati rapidamente sotto un’isoletta chiamata Clauda, a stento potemmo avere in nostro potere la scialuppa.

17 E quando l’ebbero tirata su, ricorsero a ripari, cingendo la nave di sotto; e temendo di esser gettati sulla Sirti, calarono le vele, ed eran così portati via.

18 E siccome eravamo fieramente sbattuti dalla tempesta, il giorno dopo cominciarono a far getto del carico.

19 E il terzo giorno, con le loro proprie mani, buttarono in mare gli arredi della nave.

20 E non apparendo né sole né stelle già da molti giorni, ed essendoci sopra non piccola tempesta, era ormai tolta ogni speranza di scampare.

21 Or dopo che furono stati lungamente senza prender cibo, Paolo si levò in mezzo a loro, e disse: Uomini, bisognava darmi ascolto, non partire da Creta, e risparmiar così questo pericolo e questa perdita.

22 Ora però vi esorto a star di buon cuore, perché non vi sarà perdita della vita d’alcun di voi ma solo della nave.

23 Poiché un angelo dell’Iddio, al quale appartengo e ch’io servo, m’è apparso questa notte,

24 dicendo: Paolo, non temere; bisogna che tu comparisca dinanzi a Cesare ed ecco, Iddio ti ha donato tutti coloro che navigano teco.

25 Perciò, o uomini, state di buon cuore, perché ho fede in Dio che avverrà come mi è stato detto.

26 Ma dobbiamo esser gettati sopra un’isola.

27 E la quattordicesima notte da che eravamo portati qua e là per l’Adriatico, verso la mezzanotte i marinari sospettavano d’esser vicini a terra;

28 e calato lo scandaglio trovarono venti braccia; poi, passati un po’ più oltre e scandagliato di nuovo, trovarono quindici braccia.

29 Temendo allora di percuotere in luoghi scogliosi, gettarono da poppa quattro àncore, aspettando ansiosamente che facesse giorno.

30 Or cercando i marinari di fuggir dalla nave, e avendo calato la scialuppa in mare col pretesto di voler calare le àncore dalla prua,

31 Paolo disse al centurione ed ai soldati: Se costoro non restano nella nave, voi non potete scampare.

32 Allora i soldati tagliaron le funi della scialuppa, e la lasciaron cadere.

33 E mentre si aspettava che facesse giorno, Paolo esortava tutti a prender cibo, dicendo: Oggi son quattordici giorni che state aspettando, sempre digiuni, senza prender nulla.

34 Perciò, io v’esorto a prender cibo, perché questo contribuirà alla vostra salvezza; poiché non perirà neppure un capello del capo d’alcun di voi.

35 Detto questo, preso del pane, rese grazie a Dio, in presenza di tutti; poi, rottolo, cominciò a mangiare.

36 E tutti, fatto animo, presero anch’essi del cibo.

37 Or eravamo sulla nave, fra tutti, dugentosettantasei persone.

38 E saziati che furono, alleggerirono la nave, gettando il frumento in mare.

39 Quando fu giorno, non riconoscevano il paese; ma scorsero una certa baia che aveva una spiaggia, e deliberarono, se fosse loro possibile, di spingervi la nave.

40 E staccate le àncore, le lasciarono andare in mare; sciolsero al tempo stesso i legami dei timoni, e alzato l’artimone al vento, traevano al lido.

41 Ma essendo incorsi in un luogo che avea il mare d’ambo i lati, vi fecero arrenar la nave; e mentre la prua, incagliata, rimaneva immobile, la poppa si sfasciava per la violenza delle onde.

42 Or il parere de’ soldati era d’uccidere i prigionieri, perché nessuno fuggisse a nuoto.

43 Ma il centurione, volendo salvar Paolo, li distolse da quel proposito, e comandò che quelli che sapevan nuotare si gettassero in mare per andarsene i primi a terra,

44 e gli altri vi arrivassero, chi sopra tavole, e chi sopra altri pezzi della nave. E così avvenne che tutti giunsero salvi a terra.